Nel 1696 fu emanato dall’imperatore Leopoldo un editto che intimava agli ebrei di Gorizia di rinchiudersi in un quartiere separato dai cristiani. Questo avvenne dal 1698 nella zona che oggi corrisponde alla stretta via Ascoli, dietro palazzo Attems.
Due cancelli chiudevano il ghetto goriziano nel quale viveva una operosa comunità dedita alla filatura della seta e alla produzione di cera che costruì edifici di un certo pregio.
Qui nel 1756 venne edificata anche la Sinagoga, tuttora conservata (dopo il restauro nel 1984 è stata restituita al culto) e visitabile anche come Museo della comunità ebraica ("La piccola Gerusalemme sull’Isonzo") dove si possono vedere oggetti rituali, libri, documenti e fotografie.
Molti ebrei continuarono a vivere nel ghetto anche dopo la "patente di tolleranza" di Giuseppe II (1781) che li equiparava agli altri sudditi.
Chi voglia conoscere meglio la storia degli ebrei goriziani può visitare l’antico cimitero di Valdirose (Rozna Dolina) ora in territorio sloveno, ma poco distante dal confine di Stato (valico della Casa Rossa).
Qui riposano molti personaggi illustri, tra cui il rabbino Isacco Reggio, cui si deve la fioritura della cultura ebraica tra Otto e Novecento, e il già ricordato Carlo Michelstaedter, morto suicida nel 1910, la cui sepoltura è segnata da una piccola lapide protetta da due vetusti cipressi.