I quartieri meridionali di Pisa, detti dai pisani `di là d'Arno', sono meno interessanti di quelli a tramontana. C'è qualche bella chiesa, come quella trecentesca di San Martino, con affreschi di Antonio Veneziano ed altri, sculture trecentesche e quattrocentesche e fino a qualche tempo fa, un Crocifisso di Enrico di Tedice (ora in museo). In questa zona si trovano anche il Carmine, pure trecentesca ma alterata nel Seicento, San Domenico, con una tavola del Gozzoli, Santa Maria Maddalena, con la graziosa facciata settecentesca del Vaccà, Sant'Antonio, nelle cui vicinanze sorgeva la casa Rosselli-Nathan (distrutta dalla guerra e poi ricostruita come sede di un istituto di studi mazziniani).
Qui il 10 marzo 1872 si spense Giuseppe Mazzini. Ma la maggiore attrattiva di tutta quella parte della città è costituita dal corso Italia (già strada Vittorio) dove la duplice fila quasi ininterrotta di polifore dà alla facciata del trecentesco Palazzo della Consorteria Gambacorti un aspetto che richiama molto da vicino quello di certe case veneziane. Assai più ricchi di celebri monumenti sono i quartieri settentrionali, `di qua d'Arno', gravitanti sull'asse formato dal borgo Stretto, la più caratteristica via della città, fiancheggiata da due file di loggiati su colonne con antichi capitelli (alcuni risalgono al XII secolo), dal borgo Largo e da via Carducci. Qui sorge il conservatorio di Sant'Anna nel quale venne rinchiusa dal padre Emilia Viviani, amata invano dallo Shelley.