La maiolica vanta nella Terra del Duca un'antica tradizione. Nel'400 e nel '500, quando si sviluppa il gusto raffinato narrativo delle maioliche istoriate, esse si diffondono in varie parti d'Europa, anche grazie al fatto che costituiscono regali nuziali e doni che i sovrani si scambiano. Nel Ducato di Urbino, tra le botteghe, si forma una fitta rete di rapporti non solo artistici (i vasai usano motivi identici: grottesche, trofei e "Donne Belle"), ma anche economici. A Gubbio opera Mastro Giorgio, celebre per aver raggiunto risultati ineguagliati nella tecnica del lustro, ottenuto con pigmenti metallici che, aderendo alla superficie del manufatto con la cottura, gli conferiscono una bella colorazione dai riflessi aurei, argentei e rosso rubino; a Urbino lavora Francesco Xanto Avelli di Rovigo che ha l'appoggio di Francesco Maria I Della Rovere, al quale in seguito dedicherà il poema "Il Rovere Vittorioso"; a Pesaro si producono maioliche per le quali giungono ai Della Rovere parole di ammirazione da tutta Italia da parte di coloro a cui sono state offerte in dono; a Casteldurante numerosi maiolicari creano varie decorazioni che diventano famose presso le corti d'Europa e sono presenti illustri artisti come Nicola e Guido Pellipario e Giorgio Picchi il Vecchio.
La Terra del Duca è attraversata dalla Strada della Ceramica, una delle più antiche e preziose espressioni d'arte: parte da Pesaro, prosegue per Urbino, Casteldurante e arriva fino a Gubbio.
Le botteghe artigianali di queste città, che possiedono prestigiosi musei, ripropongono ancora oggi oggetti di ispirazione cinquecentesca.
Il Museo delle Ceramiche di Pesaro, situato presso palazzo Toschi-Mosca, uno dei più importanti d'Italia, raccoglie capolavori, in particolare del Rinascimento, provenienti dalle botteghe di Casteldurante, con le opere di Nicola Pellipario, chiamato anche Nicola da Urbino, e da quelle di Mastro Giorgio, di Orazio Fontana, di Francesco Xanto Avelli.