Il quartiere di Cremea di Pontedera non offriva solo l'aspetto popolare ma anche quello più raffinato dei palazzi, Fabrizi e Riccardi, rispettivamente Le Stanzine e il Palazzo del Fascio, belli di scaloni e sale maestose lasciate dalle grandi famiglie che avevano fattorie sparse nei dintorni, austeri e incredibili nel susseguirsi di povere e case. La Pretura e le carceri con gli uomini attaccati alle sbarre dell'ultimo piano si affacciavano sull'Arno, un casone quadrato di quaranta e più famiglie, il cortile nel mezzo, le scale esterne a salire tra i terrazzi di ringhiere e piattole e talponi grossi come gatti, di giorno era tutta una famiglia. Bella di Mai, Bella di Maggio, era una zona del quartiere così chiamata da chi tornava da Marsiglia, o chi a Marsiglia, nel quartiere malfamato, Belle de Mai, appunto, aveva qualcuno di casa che ci s'era rifugiato perché sovversivo, malfattore, furfante, anarchico. Dopo Bella di Mai, di là da Via Saffi (oggi è la zona della USL), c'erano i due edifici dei Lavatoi e dei Macelli Pubblici, e lì finiva mezza Pontedera, sui muri del grande cortile dei Cucirini che apriva le porte al paese delle fabbriche. Tra campi e sterrati, muri di cinta e orti, sorgevano, oltre la fabbrica del Ricci, quella dei Crastan, e, più in giù, a sinistra al di là della Via Pisana, la Tessitura, la Tintoria, le Trafilerie e l'Opificio. Di là dalla stazione, v'erano cordifici, la fabbrica di fiammiferi e, in un secondo tempo, la Piaggio.