Negli anni Venti Pistoia era così piccola che si sapeva tutto di tutti: nacque così una rivista di cronaca cittadina pettegola e maldicente che non risparmiava nulla e nessuno, che aveva cento occhi e mille orecchie. La testata si chiamava Il Marchese ed era seguitissima. Si trattava di un giornalismo ironico e goliardico, che stando attento a carpire ovunque frasi sbagliate, sgangherate, modi di dire assurdi, clamorosi errori che capovolgevano il significato di intere declamazioni, pasticci lessicali e linguistici rendeva pubblico il tutto, creando esilaranti tormentoni. Non solo ma i redattori del giornale riuscivano a mettere alla berlina e sotto gli occhi di tutti le coppie illegali, le tresche, il gioco di amanti segnalandoli coram populo a tutti i concittadini. Davvero una sorta di fresco precursore dei giornali scandalistici di oggi.
In Biblioteca se ne conservano alcune annate e da queste copie estraiamo i seguenti esempi di strafalcioni: "Che treno c'è per Montecatini, domani e ritorno?" disse Mirando Berti. "Io ed una mia amica, si ammazza un maiale mezzo a Natale e mezzo a Carnevale…" disse la signora Margherita. "Mi da un paio di polsi per gemelli… " disse il pittore Caligiani nell'oreficeria Ciantelli. Il bello degli annunci rosa invece era che non erano scritti dagli interessati, ma dalla redazione del Marchese, che in base ai pettegolezzi ricevuti provvedeva a colpire i malcapitati che si erano fatti cogliere in fallo. Ecco un paio di casi: "Fabbrica di sospiri, accenni e occhiate per tutti i gusti, girare da Piazza Mazzini fino al Globo, dalle 79 alle 23 di ogni sera per osservare comodamente gli spasimi atroci di lui e le risatine di lei" e "Signorina bruna straordinariamente simpatica a giovane biondo, è vivamente pregata dal medesimo, a rispondere a quella dichiarazione consegnatole Domenica sera al Kursaal durante la rappresentazione cinematografica, pregandola vivamente a indirizzare la risposta alle iniziali L. V. fermo posta città".