Quando Gerrit van Honthorst se ne andò improvvisamente da Roma nella tarda primavera del 1620 per fare definitivamente ritorno nella natìa Utrecht, dovevano essere circa dieci anni che egli risiedeva in Italia. Probabilmente infatti egli era giunto a Roma all’inizio del secondo decennio del XVII secolo (1610-1611 circa). Il periodo dell’attività italiana del pittore è quello qualitativamente più ricco e denso di novità stilistiche. L’accostamento alla rivoluzione caravaggesca fu pressoché immediato e i suoi primi dipinti attestano la forza e la crudezza dell’arte di un giovane artista nordico folgorato dal naturalismo del Merisi. Honthorst diventò in poco tempo un grande protagonista, il suo stile si regolarizzò e raggiunse vette di mirabile virtuosismo, specialmente nelle scene a lume di notte (da qui il soprannome Gherardo delle Notti); le sue prove ottennero l’onore di occupare altari importanti delle chiese romane e genovesi (fatto non così comune per un pittore di forte impronta naturalistica).