Le origini di Ravenna sono oscurate dalle leggende. Chi, come Dionigi d'Alicarnasso, la sogna fondata già da sette generazioni quando cominciò la guerra di Troia; chi fabbricata dagli Armeni nove secoli dopo il diluvio. Strabone la dice costruita da errabondi popoli della Tessaglia; i quali poi, stanchi delle pressioni dei vicini Etruschi, si partirono ritornando alle loro terre, dopo averla ceduta agli Umbri.
Ravenna, originariamente un poco più a ovest, sorgeva come Venezia sopra tante isolette il Po a settentrione, il fiume Savio a mezzodì, a levante il mare e le paludi all'occidente segnavano i confini del suo territorio. […]
Ad ogni modo fu in seguito alleata di Roma e ritenuta uno dei più importanti municipi d'Italia; onde, finita la guerra marsica, ottenne la cittadinanza romana e il diritto di suffragio nella tribù Camilla. Parteggiò quindi caldamente per Mario, e quando costui fu da Silla superato, agli altri danni ch'essa risentì, quello aggiunse d'esser compresa nella Gallia Cisalpina e sottomessa al proconsole.
Caduta la repubblica, Augusto, visitatala più volte, la riconobbe per un porto che fu capace di 250 navi. Così ebbe origine l'oppido di Classe e la via Cesarea che lo riuniva a Ravenna. Di là la flotta romana, scorrendo l'Adriatico e il Jonio, doveva proteggere Macedonia, le province dell'Epiro, l'Acaia, Ponto e Propontide, l'Oriente, Creta e Cipro.
Colmatesi col tempo, per le alluvioni dei fiumi, molte paludi, la città, da parte di ponente, si congiunse a terra ferma, perdendo un poco della sua sicurezza. Claudio, perciò, nel primo anno del suo impero, la cinse di mura, che Onorio, Valentiniano III, Odoacre e Teodorico ampliarono sino a formar la cinta che in gran parte oggi si conserva.